Le classi sociali dominanti infatti eserciterebbero sulla gran massa dei lavoratori, anzi sull’intera collettività, una “pressione” culturale tale da determinarne gli indirizzi sociali e politici, appunto quella che Gramsci chiama “Egemonia culturale”. Un gruppo sociale la esercita quando:«(…) sia in grado di imporre ad altri gruppi, attraverso pratiche quotidiane e credenze condivise, i propri punti di vista fino alla loro interiorizzazione, creando i presupposti per un complesso sistema di controllo».(Gramsci da Quaderni dal carcere)
Da sempre avverso al concetto di nazionalismo ho trovato stimolanti alcuni avvenimenti politici riguardanti la volontà di difesa dell’etnia sarda e il questionario della regione Sardegna sulla identità sarda. Il primo avvenimento mi ha scosso emotivamente e negativamente mentre il secondo mi ha dato l'input per analizzare razionalmente quelli che sono i fattori che vanno a determinare l’identità nazionale e le nazioni in se.
Cerchiamo di definire il concetto di identità nazionale e il concetto stesso di nazione. Tecnicamente la nazione e l’identità culturale possono essere definite in termini di origini comuni, etnici, culturali della quale i membri fanno parte in maniera involontaria da studiosi come Smith A. D. o volontaria come Weber. proprio grazie al contributo di Weber e Renan vediamo la nazione definita come "scelta volontaria di un gruppo di persone che aspirano ad una comune organizzazione politica”. Nel caso tale gruppo riuscisse a formare uno stato, la lealtà dei membri sarebbe di natura “civica” (in contrapposizione a etnico).
Dall’altra parte c’è la visione dell’appartenenza ad una nazione come non-volontaristica ma “di sangue”. All’interno della categoria che possiamo definire “liberal” o civica troviamo due sotto-categorie: primordialisti e modernisti. Per i primordialisti la creazione delle nazioni va ricercata in tempi immemori, mentre, per i modernisti queste sono state create nei tempi moderni. Queste sono, secondo i realisti, strumentali alla genesi del capitalismo e pure costrutti sociali per gli anti-realisti. Pensatori come Gellner, Hobsbawm e Gramsci ci suggeriscono come i valori identitari e il nazionalismo siano inoculati attraverso il controllo, da parte dello stato, degli strumenti di diffusione della cultura. Anche la diffusione “profana” della cultura come potrebbe essere la lingua volgare, i giornali, televisioni, romanzi viene criticata (Anderson 1983) per artificialità. C'è tuttavia da notare che, la mobilitazione dall’alto per il nazionalismo, ha successo la dove trova una certa risonanza popolare, incontrando terreno fertile in mitologie, tradizioni e costumi tradizionali. Pericolosamente legato al nazionalismo è il concetto di guerra; secondo Mary Kaldor, è la guerra a creare il nazionalismo e non viceversa. Teorici del nazionalismo ricordano che “è solo nello svolgimento comune di gesta eroiche per il bene della patria che una nazione diventa veramente e spiritualmente unita” (Heinrich Von Trietschke).
Marary Kaldor. Nationalism and Globalisation.
Jerry Muller. Us and them. The enduring power of ethnic nationalism. “2008
Manfred Steger, Globalization. A Very Short Introduction.
Giovanni Arrighi, Globalization, State Sovereignty, and the 'Endless' Accumulation of Capital
Stanford Encyclopedia of Philosophy: “Sovereignty”.
Stanford Encyclopedia of Philosophy: “Nationalism”.
Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere.