In questa distinzione troviamo in senso temporale la distinzione e la nascita di quello che possiamo chiamare sentimento nazionale, di appartenenza o identitario. Con l'etnonazionalismo l'appartenenza alla nazione, è precedente alla creazione dello stato ed è funzionale alla sua preservazione e perpetuazione. Renan lo definisce un plebiscito quotidiano.
Il nazionalismo civico è una scelta libera. Si potrebbe rappresentare come volontà di aggregazione ad una comunità. Una rappresentazione tuttavia slegata dal concetto di stato, di amministrazione, di offerta di servizi e di organizzazione comunitaria. Su cosa dovrebbe basarsi oggi questa narrazione per avere il consenso della maggioranza? Sull'orgoglio? o sui postulati enunciati nel questionario sull'identità? Dovrebbe basarsi su qualcosa di inspiegabile che nasce, religiosamente, nell'intimo ed è difficilmente traducibile anche a parole.
Tale narrazione nazionale potrebbe essere prescindibile nel momento in cui si decida di organizzare un percorso di acquisizione di totale sovranità? Si potrebbe avere l'ambizione o la presunzione di amministrare un territorio senza una narrazione storica comune? Senza una omologazione stereotipata su canoni predefiniti? Senza orgoglio nazionale? Lavorando ed impegnandosi nelle comunità locali e amministrando con umiltà e devozione per amore del futuro e non per orgoglio verso il passato?
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